Il cronoprogramma della Strategia Nazionale per l’Economia Circolare

La Strategia era già stata pubblicata nel giugno del 2022 assieme al Programma nazionale per la gestione dei rifiuti. L’arco temporale delle misure va dall’ultimo trimestre del 2022 alla fine del 2026, termine entro il quale saranno completati tutti gli investimenti e le riforme del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

La volontà di avviare il cambiamento si fa sempre più concreta con l’approvazione di tempistiche e strategie per avanzare verso la completa circolarità dell’economia. Il Ministero della Transizione Ecologica ha approvato un cronoprogramma con l’obiettivo si assicurare al Paese una strada già programmata attraverso le indicazioni di tempistiche e dettagli relative ai piani per già previsti nella Strategia Nazionale per l’Economia Circolare.

Il MiTE definisce gli schemi di decreto per l’istituzione di sistemi di responsabilità estesa del produttore (Epr) per filiere strategiche “circolari” come quella tessile e quella delle plastiche non destinate all’imballaggio. In materia di ‘end of waste’ tra primo e quarto trimestre del 2023, scrive il Ministero, si accelererà sull’emanazione dei decreti nazionali con i criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto. Seguendo le tempistiche dettate dal programma, il Ministero emanerà decreti su terre di spazzamento, plastiche miste, tessili e pile e accumulatori. Inoltre, è prevista l’adozione del regolamento per l’autorizzazione semplificata alla preparazione per il riutilizzo entro la fine del 2023.

Tra le tempistiche da rispettare ritroviamo l’impegno alla trasmissione dello schema di decreto ministeriale che definisce la disciplina del Registro elettronico nazionale di tracciabilità dei rifiuti (Rentri). Tra gli altri punti da rispettare secondo il programma figura l’individuazione dei sussidi dannosi all’ambiente che si pongono come ostacolo per l’Implementazione per la Strategia per l’Economia Circolare. Entro la fine dell’anno, si punta a completare l’iter per l’approvazione dei decreti ministeriali che dovranno stabilire le regole del sistema e introdurre i nuovi modelli digitali dei registri di carico e scarico e dei formulari di identificazione dei rifiuti.

La governance della strategia è stata affidata all’Osservatorio per l’Economia Circolare che ha il compito di monitorare, definire e identificare i passaggi e i target durante l’applicazione della Strategia e di aggiornare il cronoprogramma. Il report sull’attuazione della Strategia sarò aggiornato a cadenza annuale e pubblicamente accessibile sul sito istituzionale del MiTE.

La transizione verso l’economia circolare non avviene solo tramite regolamenti e decreti, ma è incentivata dal progresso di progetti e schemi di incentivazione finanziaria, di semplificazione delle reti di impresa con finalità circolari, di rigenerazione di brown areas in ecodistretti circolari in ottica di simbiosi industriale. Per questo motivo, il MiTE, in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico, dichiara il proprio impegno di puntare anche sui sistemi di supporto tecnico alle normative.

L’approvazione di programmi che vedono come obiettivo la completa trasformazione dell’economia in un sistema circolare mostra come ogni tipo di impegno, da parte di consumatori, di aziende, di produttori e delle Istituzioni. Destreggiarsi attraverso le normative europee e locali non rappresenta un ostacolo se affiancati da professionisti del settore come Interzero: con il nostro impegno nel sostegno delle aziende agiamo nell’interesse dell’ambiente e della transizione verso l’economia circolare.


Salviamo gli animali dalla plastica

L’inquinamento ambientale coinvolge la vita di vegetali e animali di tutto il pianeta: si stima che ogni anno muoiano un milione e mezzo di animali, di cui la maggior parte sono pesci e uccelli marini. Una ricerca dell’Istituto Francese di Ricerca e Sviluppo ha sottolineato come il problema non sia solo la plastica ingerita dagli animali, ma anche quella che si avvolge, ad esempio, attorno al collo delle tartarughe, causandone la morte per soffocamento.

Interzero Italia, partner leader in soluzioni ambientali integrate in ottica di economia circolare, vuole essere parte del cambiamento: la riduzione l’impatto umano sugli ambienti marini comincia dalla raccolta terrestre dei materiali inquinanti.


Cosa prevede il corporate sustainability reporting

Come dice il nome stesso, si tratta di un documento che obbliga alcune aziende e realtà professionali a diffondere informazioni sul proprio impatto ambientale, sociale, economico… lo scopo è ridurre il greenwashing, ovvero quel fenomeno che spinge molte organizzazioni a indossare panni apparentemente ecologici e sostenibili, ma dietro ai quali non c’è di fatto sostanza.

Si tratta, ad esempio, di strategie di comunicazione e marketing che puntano ad occultare l’impatto negativo di una certa attività, quando non addirittura a inventare l’esistenza di azioni poco impattanti sull’ambiente. L’UE ha stabilito che dal 2024 gli standard secondo i quali avviene la rendicontazione della sostenibilità, dovranno essere allineati su scala internazionale. Questo dovrebbe aiutare gli investitori, le organizzazioni della società civile, i consumatori e la politica a valutare le performance non finanziarie di grandi compagnie (quelle da almeno 500 dipendenti) internazionali, e ovviamente incoraggia anche le aziende a sviluppare un approccio responsabile al business.

Questa Non-Financial Reporting Directive (NFRD) colma il vuoto lasciato dalla Direttiva 2013/34/EU, in vigore da una decina d’anni, ma vaga e insufficiente per quanto riguarda le informazioni a carattere non finanziario che fornisce. Tanto è vero, che si prevede un aumento netto del numero di aziende toccate: si passerà dalle 11.700 attuali a più di 50.000, secondo le previsioni.

In che modo? Le multinazionali con più di 500 dipendenti dovranno collezionare dati sul proprio impatto ambientale, sull’impatto sociale delle proprie attività e sul trattamento dei propri dipendenti, sul rispetto dei diritti umani, sulle proprie norme anti-corruzione e sulla dose di diversità umana del proprio organico (in base a età, genere, background professionale e di formazione. La diffusione delle informazioni è quindi prevista per l’anno seguente, in modo da dare modo a organizzazioni e enti di accertare le condizioni di lavoro e produzione nell’azienda analizzata.

Dal 2025, però, gli obblighi sopracitati coinvolgeranno anche realtà dotate della metà dei dipendenti, 250, e/o un fatturato di 40 milioni di euro. Un dettaglio importante: la direttiva riguarda anche imprese non europee che però operano sul territorio UE per un fatturato oltre i 150 milioni di euro annui.

La nota difficoltà nell’individuare, comprendere e seguire le direttive fa sì che realtà come Interzero siano mediatori necessari per le aziende che vogliano rispettare i nuovi criteri stabiliti dalla Commissione Europea. Gli stati membri dell’UE hanno a disposizione per adattarsi alle novità legislative 18 mesi dall’entrata in vigore delle stesse.


World Wildlife Day

Una giornata dedicata alla biodiversità e l’occasione per accrescere la consapevolezza sulla necessità di preservarla, perché è un fatto il rischio di estinzione di tante specie ad una velocità allarmante.
Il focus di quest’anno, le Partnerships for Wildlife Conservation – Associazioni per la Conservazione della Vita Selvatica -, tutte le associazioni che aiutano a conservare specie di animali e piante su scala globale e locale.
L’unico modo che abbiamo per frenare il costante danneggiamento delle specie viventi? La collaborazione.
In Interzero Italia “collaborazione” è una parola chiave: il nostro team lavora con vocazione e dedizione allo sviluppo di soluzioni ambientali integrate, contribuendo ad un sistema economico più circolare e sostenibile, con benefici sociali, ambientali ed economici tangibili.

Il nostro studio #resourcesSaved (bit.ly/3YduRu1) testimonia l’impegno che quotidianamente mettiamo, insieme ai nostri clienti e partner, per il risparmio e il riutilizzo di risorse.

One world. Zero Waste.